La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 15697/2025, si è pronunciata sulla responsabilità del datore di lavoro in relazione al mancato adempimento dell’obbligo di formazione dei lavoratori, in particolare in casi di infortuni sul lavoro. Nel caso specifico, un lavoratore si era infortunato mentre movimentava manualmente dei carichi, e la Corte d’Appello aveva condannato il datore di lavoro perché non aveva fornito una formazione sufficiente e adeguata riguardo ai rischi e alle procedure da seguire in questa attività.
La stessa ha confermato questa decisione, rigettando il ricorso del datore di lavoro. Ha richiamato le disposizioni del D.lgs. n. 81/2008, in particolare gli articoli 2 e 299, che definiscono il ruolo e i poteri del datore di lavoro e del legale rappresentante della società. La Corte ha sottolineato che anche il Legale Rappresentante, anche se prestanome, ha obblighi di garanzia in materia di sicurezza sul lavoro, e su di lui si può fare affidamento per l’adempimento di tali obblighi. Inoltre, la Corte ha evidenziato che la responsabilità del datore di lavoro si estende anche alla prevedibilità e alla prevenibilità dell’infortunio. Ha riconosciuto che c’è un nesso di causalità tra l’omessa formazione e il verificarsi dell’incidente, cioè che la mancanza di una formazione adeguata ha ridotto la consapevolezza del lavoratore sui rischi, aumentando le probabilità di infortunio.
Infine ha chiarito che la formazione, l’informazione e l’addestramento sono nozioni distinte, ma tutte fondamentali per garantire la sicurezza sul lavoro. Quando il datore di lavoro non adempie a questi obblighi, l’omessa formazione può essere considerata come causa dell’incidente, perché il lavoratore non è consapevole dei rischi e non sa come comportarsi correttamente per evitarli.